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    IL MOMENTO PIU’ BELLO Opera Buffa in 1 Atto

    IL MOMENTO PIU’ BELLO
    Opera buffa in un atto
    Libretto di Gaetano Midulla

    Il momento più bello, titolo ripreso da un vecchio film italiano, è quello della nascita, quello del parto, il momento in cui una donna accede alla maternità come completamento della sua femminilità.
    L’opera, però, non è l’esaltazione dell’evento, al quale peraltro non si arriva. E’, al contrario, una demistificazione condotta attraverso i canali del paradosso e del cinismo che rifugge i canoni realistici. Attraverso una semplice, ordinaria visita dal ginecologo svela il complesso intrecciarsi delle relazioni amorose che non sempre sono trasparenti e monogamiche, anzi, spesso si rivelano essere delle situazioni intricate, confuse e ambigue che introducono al caos e dove non contano le psicologie dei personaggi ma piuttosto le loro azioni, il loro interagire frenetico che rompe le barriere del perbenismo e dell’ipocrisia, o, più semplicemente, possiamo apprezzarla come puro divertissement, una folata di brio che ci intratterrà piacevolmente per una manciata di minuti.

    Personaggi:
    Il marito – (tenore leggero)
    La moglie – (soprano leggero)
    Il medico – (baritono)
    L’infermiera – (mezzosoprano)
    Altre pazienti – (soprani e contralti)
    Altri mariti – (tenori e bassi)

    Orchestra:
    Flauto, Oboe, Fagotto, Clarinetto SIb, Corno, Trombone, Basso tuba, Pianoforte, Xilofono

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    MENA Opera Lirica in 2 Atti

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    THE HOLLY CITY per Voce, Coro e Orchestra

    The Holy City è una ballata di origine Vittoriana, datata 1892, scritta da Michael Maybrick sotto lo pseudonimo di Stephen Adams. Si dice che un cantante lirico, arrestato per frode, iniziò a cantarla, e alcuni detenuti nella cella accanto caddero sulle loro ginocchia appena iniziò la prima strofa: in seguito il giudice decise di rilasciarli senza pena, poiché dalla canzone avevano imparato la lezione. Questo brano è citato nell’Ulisse di Joyce, e la melodia è utilizzata in “Black and tan fantasy” di Duke Ellington.
    Scritta originariamente per voce solista e pianoforte, è qui arrangiata per voce, coro e orchestra sinfonica.

    The Holy City is a religious Victorian ballad dating from 1892, with music by Michael Maybrick writing under the alias Stephen Adams, with lyrics by Frederic Weatherly.
    The song is recorded in the African Methodist Episcopal Church Review in 1911 as having been sung by an opera singer awaiting trial for fraud in his cell while a group of men arrested for drunk and disorderly conduct were before the judge. The men were said to have dropped to the knees as the song began ‘Last night I lay a-sleeping, There came a dream so fair.’, the lyrics contrasting with their previous night’s drunkenness. The song’s conclusion resulted in the judge dismissing the men without punishment, each having learned a lesson from the song.
    The song is mentioned in James Joyce’s Ulysses, published 1918-1920. The melody formed the basis of a Spiritual titled Hosanna, which in turn was the basis for the opening of Duke Ellington’s Black and Tan Fantasy.
    Originally written for voice and piano, here is an arrangement for voice, choir and symphonic orchestra.

  • DUETTO per 2 Flauti e Archi e B.C.

  • PRELUDIO dalla Suite Inglese n° 5 BWV 810 per Orchestra d’Archi

  • PIANO ROCK per Pianoforte e Orchestra

    Il brano si sviluppa da un semplice spunto tematico esposto dal pianoforte fin dall’introduzione in un contesto ritmico polimetrico che contraddistingue l’intera composizione. Segue una serie di brevi episodi che ruotano tutti attorno a questa cellula motivica secondo un procedimento compositivo che consiste essenzialmente in trasformazioni ritmico-melodiche che non alterano sostanzialmente il disegno originale, in un contesto ritmico e armonico sempre cangiante.

  • MOVIMENTO SINFONICO per Orchestra

  • BAROQUE CONCERTO per Orchestra

  • ARMONIE VERTICALI per Pianoforte e Orchestra d’Archi

    Il Brano è stato commissionato nel 2010 dall’associazione culturale Cortina in Croda come sigla ufficiale di una serie di serate di cultura dedicate alla montagna e al rapporto che l’uomo ha con essa, sia dal punto di vista sportivo che culturale.
    Il pezzo scritto originariamente per pianoforte è stato rivisto aggiungendo l’orchestra d’archi. L’ introduzione e di seguito l’ intimo tema del violoncello sono il materiale dell’ intero pezzo.
    L’ascoltatore viene come portato in cima ad una vetta, e dopo una salita faticosa può finalmente godere e contemplare lo splendido e grandioso spettacolo offerto dalla natura.

  • FANTASIA E FUGA in SOL minore Trascrizione per Orchestra

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    INNO ALLA CARITA’ per Soprano e Orchestra d’Archi

    Il testo di quest’opera sacra è tratto dal Vangelo di San Giovanni. La composizione consta di tre parti: un lento iniziale e uno finale includono un largo. Essa comincia con un tema che sarà sempre vivo nel corso di tutta l’opera stessa; tale motivo musicale si espone ed amplia il suo tessuto polifonico grazie alle entrate successive dei vari strumenti che introducono la parte cantata, in forma libera, e che in qualche punto richiama il tema conduttore. Un intermezzo strumentale conduce alla seconda parte, anch’essa in forma piuttosto libera ma che segue le linee generali della struttura tripartita, sostenuta da un’armonia molto sobria e da un meno complesso intreccio contrappuntistico. Una nuova formula ritmica affidata agli strumenti, e limitata a poche battute, dà vita alla terza parte: una semplice melodia dei primi violini viene trasferita al soprano, tra recitativi e parti propriamente recitate, fino alla riproposta di quest’ultimo tema, in fugato e poi imitato per diminuzione dall’ensemble d’archi, e ripreso subito dopo dal canto, ma in forma variata, per giungere così alla conclusione.
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    ORDINARIUM MISSAE per Coro e Orchestra d’Archi

    Non è un caso isolato il fatto che la Messa in latino abbia ispirato i compositori di ogni epoca!
    Questo mio lavoro – per coro e archi – è un semplice tentativo di ricerca, una sorta di intreccio fra dissonanze e tradizionali sequenze melodiche, seppur contenute in un coerente linguaggio modale.
    Nonostante la scrittura sobria e lineare, il frequente cromatismo mette a dura prova l’intonazione delle parti vocali che spesso si alternano all’organico strumentale in giocosi concertati.
    Anche se nel brano iniziale il coro presenta una forma responsoriale, i pezzi successivi adottano una struttura melo-armonica in cui è quasi del tutto escluso il contrappunto fiorito: tale scelta è giustificata dalla preoccupazione di rendere poco comprensibile il testo, legato maggiormente al fatto che sia stato scritto in una lingua ancorata al passato.
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    STABAT MATER per Soprano, Contralto e Orchestra d’Archi

    Questa composizione è costituita da una serie di cinque pezzi. Essa inizia e finisce nel tono di Sol e attraverso la modulazione verso altre tonalità tutte in modo minore, giustifica il contenuto mesto e contemplativo dell’intera opera. E’ molto presente lo stile fugato ed è vivo l’intreccio di carattere contrappuntistico anche tra le diverse parti strumentali; è frequente il ricorso al genere modale, specialmente tra le parti corali. I brani riservati alle voci soliste sono squisitamente di natura lirica; quelli composti per il gruppo vocale, invece, si presentano in varie forme: polifonica, omofonica e corale. Il pezzo centrale,“Eja, Mater, fons amòris”, si distingue per il continuo alternarsi di tempi ternari e binari e per i marcati contrattempi affidati esclusivamente agli archi, specie quando essi introducono il coro. Nel complesso, l’opera ha una breve durata ma l’autore è riuscito nel suo intento sapendo attingere profonda ispirazione dal santuario mariano di Caravaggio.
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    CONCERTINO per Pianoforte e piccola Orchestra