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    Mascagni Pietro CAVALLERIA RUSTICANA Opera Completa Trascrizione per Soli, Coro e Concert Band di Picchioni Massimo

    1.000,00 900,00 Iva Inclusa

    NUOVA TRASCRIZIONE!!!!

    L’Atto si svolge in un paesino della Sicilia, nel giorno di Pasqua. L’Opera comincia con la voce di compare Turiddu che intona una serenata alla sua bella Lola, pur sapendo che durante il suo servizio militare, lei ha sposato Alfio. Tra la folla di paesani in festa compare anche Santuzza, l’attuale fidanzata di Turiddu. Sentendosi in una posizione quantomai complicata, Santuzza decide di chiedere consiglio a Lucia, la madre di Turiddu.
    Lucia afferma che Turiddu è andato a comprare il vino per la festa; quando Santuzza le controbatte che compare Turiddu è stato visto aggirarsi in paese, Lucia – temendo che qualcuno possa ascoltare le loro parole – la zittisce chiedendole di entrare in casa. Santuzza però rifiuta l’invito.
    In casa di Lucia arriva Alfio, venuto a far visita alla madre di Turiddu. Alfio le domanda del vino per la festa, Lucia ripete nuovamente che se ne stava occupando Turiddu. Alfio le replica di averlo visto quella mattina stessa, aggirarsi attorno alla sua casa.
    Appena Alfio esce di scena, Santuzza rivela a Lucia della relazione in corso tra Turiddu e Lola. Lucia, attonita, si rivolge alla Madonna per il peccato commesso da suo figlio.
    Entrano quindi in scena Turiddu, che bisticcia con Santuzza, e Lola che si attacca anche lei con Santuzza.

    Lola esce di scena per recarsi in chiesa; a questo punto la lite tra Turiddu e Santuzza diventa violenta. Quando Turiddu arriva ad usare violenza fisica su Santuzza, lei gli augura la malapasqua.
    Anche Turiddu alfine si reca in chiesa. Santuzza, profondamente ferita e amareggiata, svela ad Alfio la relazione in corso tra sua moglie e Turiddu.
    Finita la funzione, Turiddu si occupa di offrirevino ai paesani, con il secondo fine di passare più tempo in compagnia di Lola. Viene offerto del vino anche ad Alfio, ma questi lo rifiuta.
    Turiddu allora fa per abbracciarlo, come gesto distensivo; questo si rivela essere uno stratagemma per mordergli l’orecchio e sidarlo quindi a duello.
    Ormai completamente ubriaco, Turiddu abbraccia la madre e le raccomanda di badare a Santuzza.

    La scena si chiude con urlo provenire dalla folla di popolani: “Hanno ammazzato compare Turiddu!”.

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    Puccini Giacomo MESSA DI GLORIA Trascrizione per Soli, Coro e Concert Band di Picchioni Massimo

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    La Messa di Giacomo Puccini o Messa a quattro voci (attualmente conosciuta anche con il nome apocrifo di Messa di Gloria) è una messa per orchestra e coro a quattro voci, con tenore e baritono solisti, scritta fra il 1878 e il 1880.

    Puccini compose la Messa come esercizio per il diploma all’Istituto Musicale Luigi Boccherini di Lucca, dove la eseguì per la prima volta il 12 luglio 1880. Tuttavia il Credo era già stato scritto ed eseguito nel 1878 e fu inizialmente concepito da Puccini come un lavoro autonomo. La composizione fu molto apprezzata per la bellezza della melodia, per la notevole struttura e per l’originalità.

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    Puccini Giacomo LE VILLI Opera Completa Trascrizione per Soli, Coro e Concert Band di Picchioni Massimo

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    Le Villi opera-ballo in due atti di Giacomo Puccini su libretto di Ferdinando Fontana, composta nel secondo semestre del 1883 e rappresentata il 31 maggio 1884 al Teatro dal Verme di Milano. Costituisce l’opera d’esordio del compositore lucchese.

    Il successo della breve opera, che in origine era formata da un unico atto suddiviso in due parti, convinse l’editore Ricordi ad accogliere Puccini nella sua scuderia, commissionandogli immediatamente una seconda opera, Edgar, e accordandogli uno stipendio mensile di 200 lire.

    Puccini scrisse Le Villi poco dopo essersi diplomato in composizione presso il Conservatorio di Milano. Fu il suo insegnante, Amilcare Ponchielli, a suggerirgli di prendere parte al concorso bandito dall’editore Sonzogno, annunciato il 1º aprile 1883 dalle colonne delle rivista “Il teatro illustrato”, e a metterlo in contatto con il poeta Ferdinando Fontana, che aveva già pronto il soggetto da proporgli. L’incontro tra Puccini, Ponchielli e Fontana avvenne intorno al 20 luglio a Lecco. Pochi giorni dopo, in una lettera alla madre Albina, Puccini si dichiarò contento del soggetto, «essendoci parecchio da lavorare nel genere sinfonico descrittivo, che a me garba assai, perché mi pare di doverci riuscire».

    In realtà, Fontana aveva in un primo tempo destinato il libretto ad un altro compositore, nominato nelle lettere come «40» e forse identificabile con il prolifico autore di romanze da salotto Francesco Quaranta (Napoli, aprile 1848 – Milano, marzo 1897). Da questo precedente accordo, il poeta appare già sciolto all’inizio di agosto. Secondo la testimonianza dello stesso Fontana, il libretto fu consegnato nel mese di settembre. Anche grazie all’intercessione di Ponchielli, Fontana accettò di vendere il libretto a condizioni economiche: 100 lire alla consegna e 200 in caso di vittoria al concorso.

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    Beethoven L. v. CONCERTO n° 5 “IMPERATORE” Trascrizione per Pianoforte e Concert Band di M. Picchioni

    450,00 Iva Inclusa

    L’ultimo dei cinque concerti beethoviniani per pianoforte e orchestra rappresenta l’apice delle tendenze contenute nelle analoghe precedenti opere del compositore. Il pubblico ottocentesco lo avrebbe poi intitolato Imperatore, denominazione evocata probabilmente dall’enfasi virile che lo caratterizza o, più semplicemente, dal fatto che fu dedicato all’arciduca Rodolfo d’Austria, ultimo figlio dell’imperatore Leopoldo II. Destinato alla carriera ecclesiastica, Rodolfo aveva cominciato a studiar musica da ragazzo e aveva conosciuto Beethoven nei circoli musicali aristocratici di Vienna. Divenuto suo allievo per il pianoforte e la composizione, fu a lui legato da amicizia e devota ammirazione; contribuì tra l’altro, con assegno annuo, a garantire una congrua rendita al compositore. L’opera è del 1809; sono questi gli anni segnati da imprese titaniche e destinate a sconvolgere il corso della storia, in un clima di esaltazione militaresca. La sintesi tra i principi del concerto e della sonata, raggiunta nei due precedenti concerti, ha fornito una solida base per una ulteriore evoluzione. In questa composizione Beethoven dilata la forma del concerto, senza che esso perda però coerenza, e riconosce audacemente, come mai prima aveva fatto, i diritti virtuosistici del solista, salvaguardando l’equilibrio fondamentale tra i due protagonisti. Come testimoniano gli appunti apposti a lato degli abbozzi del primo movimento Beethoven aveva senz’altro in mente qualcosa di eroico. Ed il pianoforte, che irrompe con una cadenza tanto impetuosa, ne preannuncia l’imponenza. Il nostro autore aveva intuito che questo strumento, relativamente nuovo ai suoi tempi, poteva costituire il vero contraltare dell’orchestra. Proprio quest’opera ne consacra il ruolo. E’ utile ricordare che le modifiche via via subite dal pianoforte, modifiche che gli hanno consentito di raggiungere la struttura attuale, furono ampiamente influenzate dalle esigenze espresse da compositori come Beethoven nel trattare la materia musicale: estensione della melodia al grave o all’acuto, giochi di intensità portati agli estremi, dai pianissimo ai fortissimo.