• 120,00 Iva Inclusa

    Mascagni Pietro LE MASCHERE Sinfonia dall’Opera Trascrizione per Concert Band di Picchioni Massimo

    120,00 Iva Inclusa

    Nel 1897 Mascagni, mentre sta componendo Iris, comincia a lavorare a una nuova opera, intitolata provvisoriamente Commedia, che ha come soggetto le maschere della Commedia dell’Arte e che gli viene proposta dallo stesso librettista di Iris, Luigi Illica. «Far risorgere la Commedia dell’Arte mi pareva e mi pare compito degno di un artista di coscienza. Rossini, il grande ottimista del nostro teatro, non aveva forse col Barbiere di Siviglia attinto alle sorgenti più pure della Commedia dell’Arte?». Questo il compito che il compositore si era prefisso nelle Maschere: opera che, secondo l’editore Sonzogno, avrebbe dovuto diventare La pietra del paragone di Mascagni.

    Parabasi. La sinfonia dell’opera viene interrotta dall’impresario Giocadio, che presenta i personaggi: ognuno descrive la propria personalità.

    Rosaura ama e vorrebbe sposare Florindo, ma Pantalone l’ha promessa in sposa a Capitan Spavento. Brighella, fidanzato di Colombina, amica di Rosaura, la convince ad accettare il volere del padre: ci penserà lui, durante la festa di fidanzamento, a risolvere la situazione. Brighella ha messo una polverina magica nel vino: e così tutti straparlano, gridano, sono in preda a una sorta di follia; Tartaglia smette addirittura di tartagliare (“Rapida glottide discioglie chiacchiere”). Nella confusione generale, il dottor Graziano si allontana con la valigia del Capitan Spavento. Per impedire le nozze, Colombina si lascia corteggiare da Arlecchino, il servo del Capitano. Nella valigia del Capitano vengono quindi trovati degli arnesi da scasso: è un ladro e un truffatore. Pantalone acconsente allora alle nozze di Rosaura e Florindo, che gli promettono, al più presto, un Pantaloncino. Tutte le maschere intonano un inno alla Maschera italiana (“O

    Oltre al Costanzi di Roma, sei teatri di sei città italiane (Scala di Milano, Carlo Felice di Genova, Regio di Torino, Fenice di Venezia, Filarmonico di Verona) presentarono in contemporanea la ‘prima’ dell’opera (a Napoli si andò in scena con due giorni di ritardo, per un’indisposizione del tenore). Ma solo a Roma, dove dirigeva l’autore, si ebbe un successo: nelle altre città furono vivissime le contestazioni. Se Mascagni aveva preso il Rossini comico a modello, come mai nell’opera si rideva poco? E come giustificare le inserzioni di pagine eccessivamente sentimentali? Vennero inoltre contestate alcune scene del primo atto: alcuni temi ricordavano Iris e La bohème di Puccini. Il pubblico non era preparato a questo Mascagni, così diverso rispetto a quello delle sue precedenti prove; non comprese, o non volle comprendere, la deliberata commistione di stili creata da Mascagni (dal comico al patetico), il suo tono da gioco ironico, il gusto per la citazione. Il suo omaggio al mondo ormai lontano delle maschere avviene rispettando i canoni dell’opera buffa (il concertato della polverina che rende tutti folli) o per mezzo di arie e danze antiche, come la pavana o la furlana. Il compositore punta su un genere ‘neoclassico’, gioca battendo sul tasto della leggerezza: ogni maschera, alla sua presentazione, ha una precisa caratterizzazione musicale; inoltre la strumentazione è accurata, l’organico orchestrale volutamente ridotto. D’altra parte, forse l’intreccio è troppo denso e comporta qualche eccessiva lungaggine, tanto che il compositore, dopo la ‘prima’, apportò delle modifiche tese a uno snellimento. Ma il gioco del teatro nel teatro, la grazia settecentesca di certe pagine, l’originalità della formula ne fanno un’opera moderna, già prossima a quel clima neoclassico che sarà una delle espressioni fondamentali di tanto Novecento musicale successivo.
    Fonte: Dizionario dell’Opera Baldini&Castoldi

  • 120,00 Iva Inclusa

    DER FREISCHUTZ “IL FRANCO CACCIATORE” Ouverture dall’Opera di C. M. von Weber / Trasc. per Concert Band di M. Picchioni

    120,00 Iva Inclusa

    Il franco cacciatore (titolo originale Der Freischütz) è un Singspiel in tre atti di Carl Maria von Weber su libretto di Johann Friedrich Kind scritto tra il 1817 e il 1821.

    l’Ouverture è stata composta al termine della stesura dell’opera, essa riassume infatti i vari aspetti di tutto il lavoro, ne suggerisce gli svolgimenti e l’atmosfera, sottolineando i diversi motivi melodici principali anticipando così il concetto wagneriano del Leitmotiv.

  • 100,00 Iva Inclusa

    I PROMESSI SPOSI Sinfonia dall’Opera

    100,00 Iva Inclusa

    I promessi sposi è la seconda opera di Amilcare Ponchielli, composta su libretto di vari autori, fra cui lo stesso compositore e rappresentata al Teatro Concordia di Cremona il 30 agosto 1856.

    In seguito il libretto e lo spartito furono profondamente rielaborati, a più riprese, finché l’opera non andò in scena, con grande successo, al Teatro Dal Verme di Milano il 4 dicembre 1872. Sempre al Dal Verme il 19 aprile 1873 va in scena la terza versione ed il successivo 26 ottobre la quarta versione. L’ultima e decisiva revisione del libretto era stata affidata ad Emilio Praga.

    L’opera è fedele al romanzo di Manzoni, con alcuni tagli nella narrazione e la mancanza di alcuni personaggi, come Don Abbondio e la Perpetua.

    L’azione accade sul principio del secolo XVII nelle vicinanze di Lecco.

  • 90,00 Iva Inclusa

    TANCREDI Sinfonia dall’Opera

    90,00 Iva Inclusa

    Tancredi è un’opera lirica musicata da Gioachino Rossini su libretto in due atti di Gaetano Rossi tratto dalla tragedia omonima di Voltaire (1760).
    La prima ebbe luogo con successo il 6 febbraio 1813 al Teatro la Fenice di Venezia con Adelaide Malanotte ed Elisabetta Manfredini (anche se con il problema dell’indisposizione sia della Melanotte che interpretava Tancredi, sia della Manfredini che era Amenaide: così la recita si interruppe a metà dell’atto II e l’opera completa si ascoltò ancora con successo solo l’11 febbraio).

    Tancredi venne composto alla villa Pliniana sul lago di Como, e come altre opere rossiniane occupò il musicista per un tempo brevissimo (tre mesi e mezzo o addirittura tre giorni secondo la tradizione).
    Una nuova versione, con finale tragico anziché lieto, andò in scena al Teatro comunale (Ferrara) il 21 marzo 1813 con Marco Bordogni. I versi del nuovo finale furono scritti dal conte Luigi Lechi. Per l’occasione Rossini apportò alcuni cambiamenti al piano originario dell’opera, spostando, sopprimendo o sostituendo alcuni Numeri. Ma il pubblicò non gradì il nuovo finale.

    Infine, il 18 dicembre dello stesso anno, l’opera fu rappresentata per l’inaugurazione del Teatro Re di Milano, in una terza e definitiva versione, nella quale Rossini ripristinò il lieto fine e inserì tre nuovi pezzi. In questa forma l’opera divenne per un certo periodo una delle più popolari, rappresentata in tutti i teatri d’Italia. Stendhal la considerava l’opera migliore di Rossini.

    Verso la metà dell’Ottocento, con l’affermarsi di un nuovo gusto, Tancredi scomparve quasi completamente dalle scene. Sopravvisse solo la cabaletta “Di tanti palpiti”, anche nella forma della parafrasi o della variazione strumentale.

    A partire da una storica ripresa al Maggio Musicale Fiorentino nel 1952, Tancredi è gradualmente tornato ad affacciarsi sui più prestigiosi palcoscenici operistici e oggi è considerato tra i lavori più ispirati e equilibrati del Rossini serio.

    Il manoscritto è conservato presso il Museo Teatrale alla Scala di Milano.

  • 90,00 Iva Inclusa

    IL VIAGGIO A REIMS Sinfonia dall’Opera

    90,00 Iva Inclusa

    Tancredi è un’opera lirica musicata da Gioachino Rossini su libretto in due atti di Gaetano Rossi tratto dalla tragedia omonima di Voltaire (1760).
    La prima ebbe luogo con successo il 6 febbraio 1813 al Teatro la Fenice di Venezia con Adelaide Malanotte ed Elisabetta Manfredini (anche se con il problema dell’indisposizione sia della Melanotte che interpretava Tancredi, sia della Manfredini che era Amenaide: così la recita si interruppe a metà dell’atto II e l’opera completa si ascoltò ancora con successo solo l’11 febbraio).

    Tancredi venne composto alla villa Pliniana sul lago di Como, e come altre opere rossiniane occupò il musicista per un tempo brevissimo (tre mesi e mezzo o addirittura tre giorni secondo la tradizione).
    Una nuova versione, con finale tragico anziché lieto, andò in scena al Teatro comunale (Ferrara) il 21 marzo 1813 con Marco Bordogni. I versi del nuovo finale furono scritti dal conte Luigi Lechi. Per l’occasione Rossini apportò alcuni cambiamenti al piano originario dell’opera, spostando, sopprimendo o sostituendo alcuni Numeri. Ma il pubblicò non gradì il nuovo finale.

    Infine, il 18 dicembre dello stesso anno, l’opera fu rappresentata per l’inaugurazione del Teatro Re di Milano, in una terza e definitiva versione, nella quale Rossini ripristinò il lieto fine e inserì tre nuovi pezzi. In questa forma l’opera divenne per un certo periodo una delle più popolari, rappresentata in tutti i teatri d’Italia. Stendhal la considerava l’opera migliore di Rossini.

    Verso la metà dell’Ottocento, con l’affermarsi di un nuovo gusto, Tancredi scomparve quasi completamente dalle scene. Sopravvisse solo la cabaletta “Di tanti palpiti”, anche nella forma della parafrasi o della variazione strumentale.

    A partire da una storica ripresa al Maggio Musicale Fiorentino nel 1952, Tancredi è gradualmente tornato ad affacciarsi sui più prestigiosi palcoscenici operistici e oggi è considerato tra i lavori più ispirati e equilibrati del Rossini serio.

    Il manoscritto è conservato presso il Museo Teatrale alla Scala di Milano.

  • 100,00 Iva Inclusa

    NABUCCO Sinfonia dall’Opera

    100,00 Iva Inclusa
  • Hot
    110,00 Iva Inclusa

    Rossini Gioacchino LA CENERENTOLA Sinfonia dall’Opera Strumentazione per Concert Band di Cantarini GianLuca

    110,00 Iva Inclusa

    La Cenerentola è un melodramma giocoso od un’opera lirica di Gioachino Rossini su libretto di Jacopo Ferretti. Il titolo originale completo è La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo.

    Il soggetto fu tratto dalla celebre fiaba di Charles Perrault, ma Ferretti si servì anche di due libretti d’opera: Cendrillon di Charles Guillaume Etienne per Nicolò Isouard (1810) e Agatina, o la virtù premiata di Francesco Fiorini per Stefano Pavesi (1814).

    L’opera fu composta in circa tre settimane e Rossini, come fece in altre occasioni, affidò ad un assistente (in questo caso Luca Agolini) la composizione dei recitativi secchi e delle arie meno importanti, quelle di Alidoro e Clorinda.

    La prima rappresentazione ebbe luogo il 25 gennaio 1817 al Teatro Valle di Roma. Il contralto Geltrude Righetti Giorgi, che era stata già la prima Rosina del Barbiere di Siviglia, cantò il ruolo della protagonista.

    Il debutto, pur non provocando uno scandalo paragonabile a quello del Barbiere, fu un insuccesso, ma dopo poche recite, l’opera divenne popolarissima e fu ripresa in Italia e all’estero.

    Come aveva già fatto altre volte, Rossini usò la tecnica dell’autoimprestito, cioè prese le musiche per alcuni brani da opere composte in precedenza: il rondò di Angelina è tratto dall’aria del conte di Almaviva del Barbiere “Cessa di più resistere” e la sinfonia è tratta da quella della Gazzetta.

    Per una ripresa del 1820 al Teatro Apollo di Roma, avendo a disposizione l’ottimo basso Gioacchino Moncada, Rossini sostituì l’aria di Alidoro composta da Agolini con una grande aria virtuosistica (Là del ciel nell’arcano profondo), che nelle rappresentazioni odierne viene solitamente eseguita. Scelta che per altro obbliga a scritturare una prima parte anche per il ruolo di Alidoro, che nella versione originale era poco più di un comprimario

     

  • Hot
    110,00 Iva Inclusa

    Rossini Gioacchino LA SCALA DI SETA Sinfonia dall’Opera – Strumentazione per Concert Band di Cantarini GianLuca

    110,00 Iva Inclusa

    La scala di seta è un’opera lirica di Gioachino Rossini.

    Il libretto, denominato farsa comica in un atto, è di Giuseppe Maria Foppa, che aveva già scritto per Rossini L’inganno felice e scriverà ancora Il signor Bruschino. L’operina appartiene al gruppo di cinque farse che Rossini scrisse per il Teatro San Moisè di Venezia (le altre, oltre alle due citate sopra, sono La cambiale di matrimonio e L’occasione fa il ladro). La scala di seta andò in scena il 9 maggio 1812 con discreto successo, ma dopo un limitato numero di repliche e di riprese in teatri minori scomparve totalmente dal repertorio, per essere ripresa soltanto nel secondo Dopoguerra. La sinfonia dell’opera, invece, rimase un pezzo molto frequentato del repertorio sinfonico.

    Trama:

    Giulia, pupilla del vecchio Dormont, è innamorata e segretamente sposata con il bel Dorvil, nozze favorite dalla bontà di una vecchia zia. Dormont non sospetta nulla, dato che gli incontri dei due amanti avvengono senza che lui possa vederli, e Dorvil sale in camera di Giulia grazie a una scala di seta.
    A complicare però l’intimità degli amanti sono l’impiccione Germano, servo buffo e innamorato di Giulia, Lucilla, curiosa cugina di Giulia, e il fidanzamento combinato da Dormont tra la pupilla e il facoltoso Blansac. Giulia, preoccupata, cerca di far innamorare Blansac della cugina, mentre Dorvil avvampa di gelosia: Lucilla e Blansac si innamorano, ma Germano continua a fare confusione tra le coppie, mandando quasi a monte i piani di Giulia. A mezzanotte Giulia e Dorvil progettano di fuggire, ma la fuga viene interrotta dall’importuno arrivo di Blansac e di Germano (Lucilla osserva il tutto nascosta e appartata): Dormont viene svegliato e ai due amanti non resta che confessare la verità. Dormont li perdona, vedendo anche che Blansac è innamorato di Lucilla, e al tutore non resta che benedire le due coppie.